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Valle Maira e Occitania: un viaggio tra cultura, tradizioni e paesaggi

domenica 27 luglio 2025

Viaggio di gruppo
27 luglio 2025
Iscrizione entro il 20 luglio 2025
Posti totali 15 • Partenza garantita a 15 iscritti

73 €

Storie di acciugai, pittori itineranti e cultura occitana scalpellini tra Dronero e Celle Macra

Da Dronero si entra in valle Maira, nella terra occitana, dove antichi forni, borgate alpine e inaspettate cappelle medievali si sono conservate nel tempo. E' davvero incredibile come questo angolo delle Alpi racconti storia e ricchezza testimoniando cultura e tradizioni del passato.

A cura di Giorgio Baravalle
Puoi partire da
Cuneo e Torino
In Terre di Granda Club
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In mattinata

Viaggio in bus dalle località previste in direzione Dronero (Valle Maira).

La nostra prima tappa sarà il museo Sòn de Lenga di Espaci Occitan, un museo esperienziale interamente dedicato alla cultura occitana. Questo spazio, recentemente rinnovato, si propone come vetrina della cultura occitana, centro di interpretazione del territorio e punto di partenza ideale per la visita alle valli di lingua d’òc. Il percorso espositivo, con un approccio gradevole e dinamico, illustra la straordinaria tradizione letteraria, la musica, la storia e tutti gli aspetti della vita materiale, folklorica e sociale di questo affascinante territorio. Al termine della visita, si prosegue lungo la bassa Valle Maira in direzione Macra, con una sosta presso la cappella di San Salvatore. Questa piccola chiesa colpisce lo sguardo già dalla strada principale per la sua posizione isolata, su un breve spiazzo. Caratterizzata da massicce colonne rotonde e una struttura particolare, invita alla sosta. Fermati: è un piccolo tesoro. La cappella di San Salvatore rappresenta la più antica testimonianza di insediamento cristiano della zona. Fondata nel XII secolo dai canonici di Oulx, al suo interno custodisce due pregevoli cicli di affreschi. Il primo, di epoca romanica, raffigura Adamo ed Eva, scene di battaglia e un suggestivo momento di danza, in cui sono rappresentati diversi strumenti musicali: una vera e propria “musica dipinta”. Nell’abside, un ciclo pittorico tardo-gotico raffigura i dodici Apostoli, i quattro Evangelisti e un Cristo in mandorla. Il valore artistico di questa cappella è incommensurabile, e il paesaggio che la circonda la rende ancora più unica. Al termine della visita ci sposteremo a Celle Macra per la tappa pranzo presso una locanda occitana locale, La Cusino. Prima di sederci a tavola, ci concederemo una breve sosta alla Parrocchiale di San Giovanni Battista, che ospita un pregevole polittico firmato e datato da Hans Clemer, raffinata espressione artistica dell’epoca del Marchesato di Saluzzo.


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La tappa pranzo: la Cusino

Una locanda dove la tradizione occitana convive con lo spirito giovane di due ragazzi che hanno fatto una scelta di vita: la montagna libera e la tradizione. Questo sarà l'indirizzo che vi proponiamo e con la seguente proposta di menù:

Antipasti: Acciughe e burro - Girello con citronette
Primo: Lasagne con ragù al forno 
Dessert della casa e bicchiere di vino
Acqua e caffè 

 


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Il pomeriggio

Dopo pranzo si prosegue con una breve passeggiata immersi nel verde (circa 500 metri) per raggiungere la cappella votiva di San Sebastiano, costruita in occasione di una delle pestilenze che flagellarono la zona nel XV secolo.

L’edificio presenta un portico sotto il quale passava la mulattiera che conduce alla borgata Chiotto. Anticamente era una chiesa aperta in facciata, e solo nel XIX secolo l’ingresso venne tamponato con l’inserimento di una porta e la realizzazione di un affresco di grande pregio. L’abside, affrescato da Giovanni Baleison nel 1484, rappresenta il martirio di San Sebastiano. La verzura a cui è legato il Santo, l’abbigliamento degli arcieri e lo sfondo — dove s’intravede il tetto delle case — richiamano lo stile fiorentino del XIII secolo. Ai lati sono rappresentati il Papa San Fabiano e San Rocco, invocati a protezione dalla peste. Nei piedritti laterali compaiono, a sinistra, l’Arcangelo Michele e, a destra, il diavolo che trascina i dannati in una gerla. Sotto l’Arcangelo è visibile un compasso, simbolo d’equilibrio; sotto il diavolo si scorgono le fauci spalancate di un drago, a indicare l’inferno. Sovrasta la scena l’Eterno, racchiuso in una mandorla. L’altare è uno dei più antichi della provincia e risale al XV secolo. Sulla parete sinistra si può osservare l’Inferno, suddiviso in otto gironi di peccatori; sulla parete destra è invece rappresentato il Purgatorio, in cui le anime dei defunti sono confortate dagli angeli. Al di sotto del Purgatorio, una scritta permette di attribuire con certezza la paternità degli affreschi a Giovanni Baleison, con la firma “IOHANES DE BALEISO”. Completano il ciclo di affreschi la Città Celeste, cinta da alte mura merlate, e il Limbo, dove, dietro una grata, si intravedono le anime dei defunti che non conosceranno mai la gioia del Paradiso. Nella parte bassa della parete destra è visibile una sfilata, oggi parzialmente cancellata, delle virtù teologali

Scendendo, si prosegue con la visita al Museo degli Acciugai. L’inverno in montagna era molto duro: la neve copriva campi e boschi e per sopravvivere serviva ingegno. Dal bisogno nacquero mestieri come quello degli acciugai, protagonisti del Museo Seles – dei mestieri itineranti, dove è possibile ripercorrerne la storia. Il museo è allestito all’interno dell’antica Cappella di San Rocco e racconta le attività itineranti, alcune diffuse lungo tutto l’arco alpino, altre specifiche della Valle Maira, in particolare quella degli acciugai. Questo mestiere, inizialmente stagionale, divenne nel tempo un’attività stabile, sopravvissuta fino ai giorni nostri e particolarmente radicata in alcune borgate di Celle di Macra, Macra, Lottulo e Paglieres. Il museo ti immergerà nella loro storia attraverso oggetti e capi d’abbigliamento originali, pannelli descrittivi e postazioni multimediali con filmati e documentari. Punto di riferimento per la raccolta di testimonianze e documentazione, il Museo Seles è inserito in un più ampio itinerario tematico che si sviluppa sul territorio cellese, completando la visita con un vero e proprio viaggio nel tempo. Concludiamo quindi con la visita alla cappella di San Sebastiano

Al termine della visita, si discende verso Villar San Costanzo, che rappresenterà l’ultima tappa del nostro itinerario. Per raggiungere il complesso religioso sarà necessario un trasbordo su mezzi più piccoli, che ci consentiranno di salire fino a San Costanzo al Monte, un capolavoro nascosto nei boschi del Villar.  Annoverato tra i monumenti nazionali, è uno degli edifici romanici più interessanti — e al contempo meno conosciuti — della regione. La sua fondazione è attribuita ad Ariberto II (701–712), ma fu distrutto dai Saraceni nel X secolo. La ricostruzione avvenne tra l’XI e il XIII secolo, con successive aggiunte, tra cui la facciata settecentesca. Il Santuario di San Costanzo al Monte è composto da due chiese sovrapposte, collegate da due scale. La chiesa superiore è a tre navate, terminate da tre absidi. Le colonne sono decorate con motivi geometrici. Sulla parete meridionale, all’altezza della prima campata, si trovano tracce di affreschi dell’XI secolo raffiguranti le storie di Adamo ed Eva. Il tiburio ottagonale, in stile lombardo, poggia su pennacchi a tromba, e i capitelli finemente scolpiti presentano temi animali, vegetali e mostruosi. Nella chiesa inferiore, tozzi pilastri in pietra sostengono basse volte a crociera. La zona più antica è quella orientale, che si ritiene possa essere la cripta dell’antica chiesa distrutta dai Saraceni. Gli ultimi restauri, durati tre anni, si sono conclusi nel 2019. In quell’occasione è stato rinvenuto un ciclo di affreschi sulle pareti perimetrali della chiesa, che rappresentano episodi della vita di Gesù secondo i Vangeli apocrifi, articolati entro cornici a nastro, riconducibili stilisticamente alla fase romanica dell’edificio (XI–XII secolo).

Al termine della visita, rientro nelle località di partenza.


La quota comprende

La quota non comprende

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